martedì, gennaio 10, 2012

Interrogazione di CIVICA

Il portico della Certosa da restaurare
L'architetto pigliatutto
La storia che andiamo a raccontare oggi è una storia di ordinaria amministrazione collegnese che lascia l'amaro in bocca per la singolarità delle scelte e per gli scenari che evoca. Ma come sicuramente ci dirà il nostro sindaco, quando risponderà all'interrogazione che abbiamo protocollato ieri, è tutto nella legge, tutto politicamente irreprensibile.


Ma andiamo con ordine. La storia urbanistica di Collegno per almeno dieci anni, dal 2000 al 2010, è stata fortemente condizionata da una società immobiliare che pur essendo stata registrata a Terni alla fine degli anni '90 venne chiamata Collegno 2000. Un nome, una vocazione. Infatti tutte le più importanti operazioni urbanistiche del decennio appena trascorso nella nostra città sono avvenute a suo nome: Centro Commerciale La Certosa, Castorama (oggi Leroy Merlin), Unieuro, ex area Italmacello, Ikea, ex area Elbi-Messer-Dettori, Golf Hotel Parco della Dora, ... Affari per centinaia di milioni piovuti non si sa bene da dove. Una società con un capitale sociale di qualche migliaio di euro che negli stessi anni ha operato e costruito grandi centri commerciali a Palermo, Genova, Roma, Lecce, tutte città dove ha lasciato una scia di polemiche accompagnate da una poco limpida reputazione. Da nessuna parte, però, ha fatto registrare una presenza così forte ed invasiva come a Collegno. Dieci anni con tanta nebbia e rare certezze. Di certezze se ne registrano due, anzi tre: a) la necessità di ottenere per ogni intervento immobiliare il cambiamento della destinazione d'uso delle aree su cui aveva in precedenza messo le mani; b) la pronta e prona condiscendenza delle amministrazioni D'Ottavio prima e Accossato poi ad approvare le varianti urbanistiche necessarie per portare a buon fine le operazioni su elencate; c) la progettazione affidata nove volte su dieci allo stesso professionista, l'architetto Antonio Besso Marcheis. A sua firma i progetti del centro commerciale La Certosa, dell'area ex Italmacello, del Golf Hotel, di Ikea ... Un progettista prolifico e senza rivali, così vicino e parte integrante della società al punto da arrivare nel 2010 a ricoprire contemporaneamente sia il ruolo di progettista che quello di rappresentante legale della società al tavolo della conferenza di servizio della pratica di Sportello unico per lo scambio di lotti all'interno del Pip tra la Pasticceria Torino e Collegno 2000 indetta dal Comune di Collegno. Questa ultima incombenza l’ha svolta quando i massimi dirigenti di Collegno 2000 Srl come Cardinali cominciavano a non farsi più vedere in giro e anche a non pagare più l'affitto per la propria sede nella Torre del Centro Servizi gestito dalla TOP in via Italia 55 a Collegno.
Voi direte, ebbe'? Che male c'è a progettare per Collegno 2000 e a rappresentarla in una conferenza di servizio presieduta dal Comune? Nulla, se non fosse che per buona parte dell'ultimo decennio l'architetto Besso Marcheis oltre a lavorare per Collegno 2000 è stato per l'amministrazione collegnese un po’ quello che lo Juvarra fu per Casa Savoia nel Settecento. Infatti non c'è stato un progetto comunale di qualche rilievo che non fosse affidato a lui! Solo per citarne qualcuno: il restauro della lavanderia dell'ex O.p. trasformata nel centro per la danza della Lavanderia a Vapore, il progetto di recupero della stireria dell'ex O.p. e ora quello per la riqualificazione dei porticati della Certosa Reale. Un vero e proprio archistar, un architetto pigliatutto, anche le briciole. Infatti non paghi di affidargli i grandi progetti di restauro, nel maggio scorso gli è stato assegnato anche il compito di schedare gli immobili comunali che potrebbero ricadere sotto il vincolo di beni di interesse culturale, il tutto per un compenso di circa 12 mila euro. Nessuno di questi incarichi è stato assegnato al nostro architetto a seguito di un bando pubblico, ma conferiti grazie alla norma che lascia alla discrezione dei dirigenti comunali l’affidamento di incarichi di un valore inferiore ai 100 mila euro, se il professionista è inserito nell’apposito elenco approvato il 25 marzo 2010 a seguito della presentazione di una domanda. La legge consente tutto questo, però dice anche che vi debba essere “l’osservanza dei principi di non discriminazione, parità di trattamento, proporzionalità e trasparenza, definiti all’art. 91 comma 2 e segg. del D.lgs 12 aprile 2006 n. 163”. L’elenco citato è composto da ben 225 professionisti, alcuni in elenco come singoli, molti come studi professionali collettivi. Ora non è singolare che la pallina della roulette vada a fermarsi sempre nella stessa casella quasi che sotto vi fosse una potente calamità ad attrarla?
Qualcuno ci ha fatto notare che anche solo per deontologia professionale un architetto che lavora alle dipendenze di un soggetto privato (Collegno 2000) non dovrebbe accettare incarichi dallo stesso ente pubblico (il Comune di Collegno) che deve approvare il progetto del privato, tanto più se il progetto per andare a buon fine necessita di una variante al piano regolatore. Allo stesso tempo un comune non dovrebbe affidare incarichi al professionista portatore di interessi privati rilevanti sul proprio territorio. Meraviglia che nessuno dell’amministrazione né della maggioranza sia stato sfiorato dal dubbio dell’inopportunità anche politica del doppio incarico. Non è avvenuto la prima volta, né la seconda, né la terza, né la quarta … errare è umano, ma perseverare così tanto è più che diabolico.
Meravigliarsi, stupirsi? Non c’è nulla da stupirsi per i comportamenti di chi ai conflitti di interessi ha fatto il callo. Resta però una domanda: il ruolo dell’affermato architetto per i suoi due committenti è stato solo un ruolo tecnico? Non è una domanda peregrina, visto il ruolo politico che il nostro architetto svolge da anni a Rivarolo Canavese. Nell’ameno comune dell’Eporiedese Antonio Besso Marcheis nel 2008 è stato il candidato sindaco del centrosinistra. Sconfitto dal candidato del centrodestra, oggi ricopre il ruolo di capogruppo della minoranza. A quanto pare lo svolge anche con piglio battagliero e intransigente, tanto da chiedere le dimissioni del sindaco in carica a seguito dello scandalo che ha coinvolto il comune con l’arresto del segretario comunale di Rivarolo nell’operazione contro la ‘ndrangheta conosciuta come operazione Minotauro. Oppure quando a proposito di una variante al piano regolatore che dovrebbe consentire la costruzione di una megastalla a ridosso delle abitazioni afferma - come riporta la Sentinella del Canavese - che “si tratta di una variante che valorizza interessi privati e non presenta alcun elemento di pubblica utilità». E se lo dice lui che di interessi privati e pubblici (e che interessi!) se ne intende, sarà proprio così.
A Rivarolo. A Collegno no. A Collegno è tutta un'altra storia..
Giovanni Lava